'Ndrangheta, Sculli indagato
L'attaccante del Messina nell'inchiesta della Procura di Reggio"Minacciò per far votare il sindaco"
Il calciatore: "Sono totalmente estraneo alla vicenda"
Il giocatore è coinvolto anche per aver truccato una partita

REGGIO CALABRIA - "Non dico nulla, parleranno i miei avvocati". Al telefono Giuseppe Sculli, attaccante del Messina (ma ha giocato anche nel Modena, nel Chievo e nel Brescia e in Nazionale Under21), non vuole commentare le indiscrezioni, che lo vogliono indagato nell'inchiesta di 'ndrangheta che ha dato vita, questa mattina, a un maxi blitz con decine di arresti.

Rimanda tutto ad un comunicato dei suoi avvocati, dove si dirà "totalmente estraneo alla vicenda". "Nella piena fiducia - prosegue il comunicato di Sculli - che al più presto le indagini facciano chiarezza, comunico di aver dato mandato ai miei legali per adottare misure idonee a tutelare la mia immagine e la mia rispettabilità".

Sculli, nipote del boss di Africo Giuseppe Morabito, detto 'u tiradrittu', avrebbe minacciato alcuni suoi compaesani affinchè votassero il candidato sindaco di Bruzzano Zeffirio, piccolo centro della Locride, dove vive la sua famiglia. Per il giocatore l'ipotesi iniziale era di associazione a delinquere finalizzata al voto di scambio, ridotta a "minacce" dal gip di Reggio Calabria che ha ordinato la trasmissione fegli atti alla Procura di Locri.

Il giocatore calabrese (il cui cartellino è di proprietà della Juve e che si affida, come procratore, alla Gea del figlio di Moggi) è anche indagato per aver "truccato" una partita di calcio nel 2003, quando giocava nel Crotone. La gara in questione era col Messina e l'accordo con il direttore sportivo degli avversari avrebbe consentito ai siciliani di restare in serie B.

Nel frattempo Antonio Catanese, procuratore della Repubblica, si è detto "turbato e indignato" per la fuga di notizie. "E' una cosa inaccettabile, i processi si fanno in tribunale e non sulla carta - tuona Catanese - Questa persona è stata giudicata e condannata prima di un processo. Apriremo un'inchiesta formale per scoprire l'infedele che ha diffuso la notizia".

(21 ottobre 2005)